Venilale, il paese che non c’è

Agosto 2017

Venilale. Secondo due diverse traduzioni, vento-freddo. Ad agosto si sta un incanto. Giornate primaverili di sole, ventilate. La sera una felpa, niente di più.

Siamo nella casa in alto, quella con la vista bella e l’acqua che non arriva.

Le ragazze della scuola ci fanno trovare ogni giorno alcune taniche davanti alla porta e la sera un termos di acqua bollente per la doccia. Pensiamo a quanto si divertirebbe a lavarsi così un bambino, miscelando secchiellini d’acqua tiepida da gettarsi addosso e ridiamo anche noi.

L’ambulatorio dove pungiamo ha otto letti, comunica con la nostra camera e si affaccia su un campo da calcio in disuso con dietro la foresta, dove ben nascoste vi sono le capanne e le casette di Venilale.

C’è da dire che Venilale sulle prime sembra un paese che non c’è. C’è la polizia, l’esercito, le suore, il mercato ma nella lunga via sterrata mancano le case private, nascoste nella foresta. Maiali, bufali, capre, pecore, mucche e cavalli invece sono dovunque.

Aneddoto sugli animali da cortile. La parola capra in lingua locale significa ovino di Timor, pecora significa ovino straniero, crediamo l’abbiano introdotta gli australiani che sono di là da un braccio d’oceano. Dunque qui si nota la differenza fra i due animali: indipendente, decisa, battagliera, fiera la prima, ottusa e imitativa la seconda. Tanto per far capire. Per altro i locali sono accoglienti e amichevoli, sorridenti e cordiali.

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