Pungere con fiducia

Agosto 2018

Mattina operosa al Saint Joseph Hospital quest’oggi. Appena arriviamo ci sono quattro pazienti ad aspettarci, due suore e una coppia di loro amici, marito e moglie. Ora delle 11 abbiamo trattato 10 malati. Tutti si fidano di noi e desiderano essere punti da quei due medici occidentali venuti da lontano per loro. Questo ci onora, questa fiducia è un dono prezioso, per niente scontato. Vogliono bene alla suora ma vogliono provare a farsi trattare da noi.

Suor Philomine ci affianca e ci traduce. Oggi ci ha spiegato tre mudra per l’insonnia. Con lei siamo in assoluta sintonia.

È appena arrivato in ambulatorio Sinu, un giovane di 25 anni. Un ragazzo gentile, ogni passo è un balletto, il suo cammino è una danza. Con affetto e solo finché non scopriamo il suo nome per noi è “il ballerino”. Si sdraia sul lettino. Mille clonie. Le gambe non hanno tregua, il braccio sinistro nemmeno e la mano disegna cerchi nell’aria. Ci torna alla mente Kalighat, il nostro amico Open, le nostre amiche Sudnu e Parma e tutti gli altri malati affetti da gravi colonie. Un punto corre verso di noi a questo richiamo. 36 vescica biliare, waiqiu. Lo pungiamo. Aiuta Sinu, dagli un po’ pace. Poi lo trattiamo per liberare lo yang, e tonificare lo yin. La lingua ha segni soprattutto sul polmone e sul cuore. Rimarca la difficoltà di accettarsi così a vivere con queste difficoltà. Allora ci confrontiamo e poi decidiamo, Jiquan, 1 Cuore. Portagli un po’ di pace. 1 Cuore pensaci tu. Ci affidiamo a te e alla tua cura, alla tua esperienza. Pungiamo con fiducia. Restiamo nella fiducia di questa nostra vita, dove non comprendiamo bene né i contorni né il perché, ma tutto ha un suo senso nascosto. Nelle ere della vita, dobbiamo crescere e imparare. Credo sia per questo che siamo qui noi due coi nostri aghi. Per imparare, c’è così tanto nel mondo. Così tanti cuori. Torniamo a vederti, hai gli aghi da pochi minuti. Quasi sei immobile, il tuo corpo riposa, ora non hai clonie.

L’infermiera come qui d’uso ti ha messo l’elettro, ma non a jiquan. Jiquan fa da solo, glielo abbiamo detto e lei ha capito. Jiquan non si tocca. Jiquan segna la strada. Segue la nota impronta dell’elefante nella terra brulla della savana, l’archetipo, lo sente, lo vede, lo trova, lo cura.

Grazie per questa esperienza. Siamo niente sotto questo cielo. Siamo niente sopra questa terra. Eppure siamo tutti figli, accolti e cullati tra il Padre Cielo e la Madre Terra.

 

Guarda la photo gallery

Condividi l'articolo!

Articoli simili