La guerra dietro la porta

Marzo 2019

Tornare nei posti fa sentire un po’ a casa. Ed è così che ci sentiamo qui al sud del Mindanao, in una terra in conflitto, tra Isisi e Abusayaff e altri gruppi di ribelli e persone normali, sorridenti, che nonostante le difficoltà e le paure del quotidiano tirano avanti il più serenamente possibile.

Qualche bomba ogni tanto.

Rapimenti all’ordine del giorno.

La guerra dietro la porta. E al contempo tanti ragazzi per le strade, tanti bambini, una popolazione giovane, viva.

Le due meravigliose isole che vediamo dalla costa, così serene alla vista, Basila e Jolo, sono il quartiere generale dei ribelli e il luogo dove finisce chi viene rapito. Ma poi ci sono luoghi di pace come il Silsillah e persone dal cuore immenso come Padre Sebastiano e Minda e tanti altri.

Ambivalente sensazione tra pace e disagio la si ha in carcere, i detenuti ci aiutano, si aiutano, sorridono… la mattina trascorre serena. Ma meglio non sapere come mai sono rinchiusi lì. Lo sono a centinaia, in appena dodici celle. Così è il reparto degli uomini. Dalle donne vedremo. Quest’anno dovremmo riuscire ad andare anche da loro, coi nostri aghi, a fare quel niente che possiamo. Un poco di sollievo, un momento di svago, una patologia che migliora un pochino.

Mille i contrasti che affollano la mente. Ora non si può bene capire. Servirà tempo per questo. Spesso lo diciamo ma a ogni missione lo scopriamo di nuovo, come fosse la prima. In ogni caso essere qui, al servizio, per quel poco che si è e per quel poco che si può fare, è davvero un dono che la vita ci ha offerto e di cui non possiamo che ringraziare.

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